Juhfark, il vitigno vulcanico dell’Ungheria: degustazione di 26 etichette con punteggi

Alla scoperta del “Coda di Pecora”, straordinario autoctono che ha trovato casa a Nagy-Somló

Se c’è un vino e vitigno dell’Ungheria pressoché sconosciuto, quello è lo Juhfark. La traduzione letterale, dalla complicata lingua ungherese, aiuta a comprendere solo le caratteristiche del grappolo, a forma di “Coda di pecora“: “juh” significa “pecora” e “fark” – contrazione di “farok” – è appunto la “coda”.

Lo Juhfark, finito sotto la lente di ingrandimento di WineMag.it attraverso una rara degustazione di 26 etichette, trova la sua zona più vocata nei terreni vulcanici di Nagy-Somló. Siamo nella parte nord occidentale dell’Ungheria,  su un’area di appena 768 ettari.

Un numero che tiene conto dei 326 ettari della “sottozona” di Somló, la denominazione più piccola del Paese (Tokaij, per restare in Ungheria, conta ben 5.100 ettari). Gli sconfinamenti dello Juhafark a est, nell’Etyek-Buda, regalano vini con caratteristiche meno interessanti.

All’analisi del calice, lo Juhfark colpisce per l’eccezionale capacità di farsi portavoce del terroir vulcanico di Somló. Una carta unica a disposizione di questo autoctono ungherese, per imporsi sempre più nel panorama internazionale.

Oltre alle caratteristiche pedologiche e microclimatiche, il “Coda di Pecora” risente molto dell’andamento meteorologico dell’annata. Al netto delle scelte dei singoli viticoltori, non è difficile trovare – una accanto all’altra -etichette diverse tra loro, a partire da una percentuale d’alcol in volume che può variare dai 10,5 ai 15%.

Lo Juhfark si prende tutto il tempo necessario per esprimere al meglio le peculiarità del terreno vulcanico. Lo fa in vigna, germogliando precocemente, ma maturando relativamente tardi. E lo fa in bottiglia, regalando vini capaci di diventare sempre più complessi col passare degli anni, più che mai degni dei lunghi affinamenti.

Pgi Dunántúli Juhfark 2019, Szent István Korona (11,5%): 82/100
Giallo paglierino limpido, luminoso. Al naso fiori bianchi e frutta matura, esotica: pesca gialla, banana. Un tocco minerale, ma è il frutto il vero marcatore. In bocca buona corrispondenza. Ingresso morbido e allungo fresco, ma soprattutto salino. Poi torna la frutta. Un vino dignitoso per il prezzo contenuto, tuttavia non del tutto capace di esprimere al meglio le caratteristiche uniche della varietà. 82/100

Etyek-Budai Pdo Juhfark 2018, Szent István Korona (11%): 80/100
Bel giallo paglierino. Naso meno esplosivo del precedente. Oltre alla frutta, un tocco vegetale e una percezione iodica, minerale, più in evidenza rispetto all’altro campione della stessa cantina. In bocca il vino risulta però squilibrato sulla salinità, in mancanza del frutto. Un nettare pensato per un consumo che non vada oltre all’anno successivo alla vendemmia.

Nagy-Somlói Juhfark 2017, Kreinbacher (12,5%): 87/100
Bel giallo paglierino, riflessi dorati. Naso ampio, elegante. Fiori bianchi e frutta esotica matura, ananas, papaja, polpa di mandarino. Ma anche una parte minerale importante (pietra bagnata) con rintocchi di buccia d’arancio e un leggero apporto di spezia. In bocca il vino presenta una certa struttura e complessità.

L’ingresso è sul frutto e sul sale, pronti ad allargare la platea a una freschezza dilagante, che anticipa una chiusura minerale. Sorso molto invitante ed equilibrato, tra i ritorni di frutta esotica matura e lo iodio. Un vino con potenziale ulteriore di affinamento in bottiglia.

Somlói Juhfark Selection 2017, Kreinbacher (13%): 89/100
Alla vista giallo paglierino con riflessi dorati e una densità maggiore rispetto al precedente. Al naso una mineralità ancora più accennata (iodio, pietra focaia) accostata a un frutto di gran precisione: pesca gialla, albicocca. Una componente fruttata che fa perfettamente da spalla alla matrice vulcanica del nettare.

Il sorso rispecchia le anticipazioni olfattive: a una gran mineralità risponde un frutto pieno, materico. Durezze e morbidezze risultano in grande equilibrio, in un gioco prezioso ai fini dell’abbinamento a tavola. Purché si faccia grande attenzione al finale, con la chiusura assoluta di sipario su un agrume tendenzialmente amaricante.

Nagy-Somlói Juhfark 2015, Kancellár birtok (13,5%): 88/100
Bel giallo dorato. Naso timido ma prezioso, pronto ad esprimersi grazie all’ossigenazione. Ancora una volta mineralità in gran evidenza e una componente di frutta esotica, pienamente matura. La parte minerale si fa polvere da sparo, su note di fiori gialli, pesca a polpa gialla e melone.

Leggera percezione alcolica sin dal naso, che poi si tramuta in una “potente” avvolgenza al palato. In bocca il nettare entra morbido e poi si irrigidisce sulla freschezza e la sapidità, in un sorso che guadagna – rispetto al naso – le note agrumate. Buona gastronomicità. Vino che si trasforma nelle ore successive all’apertura, migliorando ancora.

Nagy-Somlói Juhfark Selection 2017, Csordás Fodor Pincészet (12%): 87/100
Giallo paglierino luminoso. Frutta matura, esotica. Accenno aromatico che ricorda il litchi del Gewurztraminer. Albicocca sotto sciroppo, ananas. Si concede con semplicità, su queste note, unite a una vena minerale.

Al palato tornano le note mature, ma con una spinta salina e fresca capace di riequilibrarle. Vino che chiude su una nota vagamente amarognola e speziata, accostata a una buona freschezza. Persistenza sufficiente.

Nagy-Somlói Prémium Juhfark 2019, Tornai Pincészet (13%): 90/100
Giallo paglierino, riflessi verdolini. Gran precisione e intensità del frutto, pesca a polpa bianca e gialla, richiami esotici perfettamente maturi, mentuccia freschissima e ricordi (vaghi) di liquirizia. Più lo lasci nel calice più si apre, splendidamente. Note di limone, agrumi, verbena. Fiori di glicine e un accento speziato.

In bocca mostra invece tutta la sua gioventù, su una freschezza dirompente, tirata come una corda di violino su note (rieccole qui) di agrumi e limone. Accentuata anche la vena minerale e salina, preponderante. Un’etichetta bambina, pronta a esplodere e diventare grande, longeva, di carattere. Tipica.

Nagy-Somlói Juhfark 2018, Csetvei Pincészet (11%): 85/100
Giallo paglierino. Vino piuttosto esile, connotato da una beva agilissima. Ha bisogno di aprirsi per raccontare la vena minerale, che domina il frutto. Pesca e ricordi di pera matura. Poi accenti d’agrume e di fiori, un tocco di cipria. Corpo leggero, sulla scorta dei pochi gradi. Solo note agrumate e un allungo salino. Chiude leggermente astringente.

Nagy-Somlói Juhfark 2017, Csetvei Pincészet (12%): 88/100
Giallo paglierino. Naso intenso, su fiori freschi bianchi, mineralità particolarmente accentuata, assieme a una vena talcata e agrumata e a ricordi di foglie di te grigio. Perfetta corrispondenza col palato. Struttura non particolarmente esibita, ma una certa eleganza al sorso.

La venatura minerale fa da spina dorsale assieme alla freschezza, prima di una chiusura fruttata, agrumata e in grado di riflettere la matrice vulcanica del terreno, con la pietra focaia. Un giovanotto, cui farà benissimo qualche anno di evoluzione.

Nagy-Somlói Juhfark 2017, Szalai Antal Pince (13,5%): 89/100
Giallo paglierino tendente al bianco carta. Naso timido all’inizio, si apre poi su note di fiori freschi, frutta esotica matura, zucchero filato, mentuccia e mineralità tipica del vulcano. Un accento speziato arriva con l’ossigenazione, in un olfatto che guadagna precise note agrumate.

In bocca gran pienezza e buona struttura, sorso fresco e largo al contempo. Pure salino. Non manca nulla, insomma. Persistenza molto più che sufficiente, per un vino che mostra un’ottima gastronomicità, giocata sull’equilibrio tra durezze e morbidezze.

Nagy-Somlói Juhfark 2017, Apátsági Pince (11%): 93/100
Giallo dorato. Gran naso, largo, frutta esotica matura, al limite del candito, agrumi, ananas in grandissima evidenza, fiori di campo, tra il secco e il fresco. Non manca la venatura minerale, vulcanica. Al palato è morbido e al contempo teso, in un gioco d’equilibrio che invoglia la beva. Esempio fulgido delle punte di qualità raggiungibili dal vitigno.

Juhfark 2018, Tornai Pincészet (11,5%): 87/100
Giallo paglierino, riflessi verdolini. Frutto in evidenza al naso, di perfetta maturità: pesca a polpa bianca, esotico, nespola, un tocco d’agrume, fiori bianchi freschi. La mineralità c’è, ma è più in evidenza al palato. Salinità su cui gioca un frutto elegante, prima di una chiusura tra la mandorla e l’agrume. Vino lineare, piuttosto semplice ma molto ben realizzato e rispettoso del vitigno.

Juhfark 2018, Canter Borház (10,5%): 84/100
Giallo dorato. Naso particolarmente intenso, su note di agrumi canditi, zenzero, erbe di campo, filtro di camomilla. La nota vulcanica è a metà tra la polvere da sparo e lo iodio e fa da compagna a una vena ossidativa. La nota erbacea, sulla buccia d’agrume, invece, è la prima che si ripresenta anche al palato.

Il sorso è leggero e leggiadro, ben equilibrato tra salinità e un frutto di bella presenza, giocato tra gli agrumi e la nota principale di ritorno, quella della camomilla (riecco l’ossidazione). Complessità non eccelsa del retro olfattivo, che piuttosto sorprende per la lunghezza e la freschezza, con una chiusura di sipario leggermente speziata.

Juhfark 2018, Zsirai Pincészet (12,5%): 89/100
Giallo paglierino. Il naso, riconoscibile tra mille, dello Juhafark di Somló: sbuffi talcati e minerali sul frutto pieno, maturo, a polpa bianca (pesca). La nota erbacea (stecco di liquirizia) a fare da contorno, impreziosendo un quadro già di per sé ammaliante.

Il tocco del legno vira sulla vaniglia bourbon e sulla leggera caramella mou, ad amalgamare e incomplessire. Il sorso è pieno, rotondo, morbido, col legno qui ancor più in evidenza, pur senza rischiare di soffocare il varietale. Uno Juhfark con le radici ben salde a Somlo e l’occhio strizzato all’internazionalità. Interessante in prospettiva.

Juhfark 2018, Kis Tamás Somlói Vándor Pince (12%): 92/100
Giallo paglierino, riflessi dorati. Frutta piena (pesca a polpa bianca, agrumi), giustamente matura, tocco di legno (mou, un tocco prezioso di fumè). Al palato – in ingresso – una gran pienezza, avvolgenza, senza rinunciare alla tipica verticalità e salinità dei vini di Somló, che vien fuori nel centro bocca e accompagna fino alla chiusura, lunghissima.

Materia, polpa. Poi il sale. Un altro vino di gran carattere e gastronomicità, che sfodera una struttura e un “peso” non comune, al palato. La chiusura è elegante, sapida, fresca, con un tocco fumè che invita al sorso successivo. Giovane, già ottimo, ma perfetto per una lunga conservazione. Ancora un esempio di tipicità e internazionalità coniugate divinamente.

Juhfark 2018 Teraszok, Kis Tamás Somlói Vándor Pince (11%): 90/100
Sorprende la pesantezza della bottiglia, in contrapposizione – a livello puramente estetico e concettuale – alla “leggerezza” della percentuale d’alcol in volume (appena 11%). Colore giallo paglierino con bei riflessi dorati.

Al naso complesso, col frutto sotto la coltre di un fumè spinto, di una roccia vulcanica e di richiami agrumati ed erbacei, uniti a rintocchi freschi, talcati. Non manca l’apporto del legno: mou, vaniglia bourbon. Il sorso è teso in ingresso, fresco e salino, prima di allargarsi sul frutto in centro bocca.

Torna poi nuovamente su un invitante venatura di iodio finale, arrotondata dal legno. Vino che rivela la sua estrema gioventù soprattutto nel retrolfattivo, su note di pietra bagnata, fumè e, nuovamente, vaniglia bourbon. Un nettare da aspettare, non certo nella sua fase di piena compiutezza.

Juhfark 2018, Apátsági Pince: 94/100
Colore bellissimo, un giallo paglierino pieno, con intensi riflessi dorati. Naso straordinariamente espressivo. Il frutto è pieno, di gran maturità, polposo. Pesca gialla più che bianca, esotico che ricorda la papaja e l’ananas, un accento di zenzero candito e di fico maturo.

Tocco del legno evidente, così come evidenti sono (ancor più) i richiami floreali freschi e quelli di buccia d’agrume, per una componente “verde” che incomplessisce il quadro (verbena, liquirizia, zenzero).

Al palato la consueta pienezza ed espressività di uno Juhfark unico: alla morbidezza delle note fruttate mature (ancora una volta esotico, agrume) abbina una freschezza dirompente, con le durezze tipiche dei vini vulcanici a fare loro da spina dorsale. Da bere oggi e conservare in cantina per un futuro luminoso.

Dunántúli Juhfark 2019, Törley  (11%): 82/100
Giallo paglierino acceso. Bel giallo paglierino. Naso ampio, fruttato, agrumato, tocco talcato, vegetale con nuance da macchia mediterranea. In bocca più verticale del previsto, tutto giocato sugli agrumi. Un vino semplice, corretto, ben fatto.

Grófi Juhfark 2017 “Top Selection”, Tornai Pincészet (15%): 93/100
Qui lo Juhafark perde un po’ della sua proverbiale leggerezza e mineralità, per diventare grazie all’apporto del legno un vino di struttura (senza rinunciare all’eleganza), capace di accompagnare anche piatti importanti, a base di carne. Alla vista si presenta di un giallo dorato invitante, luminosissimo.

Idrocarburo netto al naso, assieme alla mentuccia elle note di frutta secca. Seguono a ruota accenni di macchia mediterranea, finocchietto, anice, in un sottofondo conferito dal legno: si vira dunque sul fondo di caffè e la caramellina mou.

Ingresso di bocca fruttato, sulla pesca disidratata. Sul pentagramma, tra la chiave di violino e l’ultima nota, una freschezza dirompente, giocata su note di mandorla amara, agrumi, frutta esotica (albicocca, papaja, ananas) accenti iodici caratteristici della zona e vaniglia.

Vino come pochi altri di caratura internazionale, dotato di gastronomicità assoluta, tenendo però conto della chiusura sulla mandorla amara. Un nettare peraltro ancora giovane, all’inizio di un lungo percorso.

Somló Juhfark 2017 Barrel Selection, Barcza Bálint (13,5%): 92/100
Solo 1.333 bottiglie per questa etichetta di vino naturale ungherese. Giallo paglierino pieno, di buona luminosità. Naso che si stacca completamente da molti altri assaggi, con i suoi ricordi di pera, pesca bianca matura e mentuccia.

L’apporto del legno è evidente, ma non disturba il varietale. Anzi, lo impreziosisce e incomplessisce. In bocca una freschezza straordinaria, ben bilanciata dalle note fruttate. Ben chiara e scandita anche la vena minerale, che assieme all’acidità costituisce la spina dorsale dell’etichetta.

La frutta matura e la vena glicerica si scoprono non solo ben integrate, ma anche necessarie a sostenere mineralità e freschezza. La precisione del sorso è esemplare, soprattutto per concentrazione del frutto ed equilibrio con le durezze. Un vino naturale coi fiocchi, tra i migliori assaggi assoluti della vendemmia 2017.

Nagy Somlói Juhfark 2017, Spiegelberg (12,5%): 90/100
Giallo dorato pieno. Naso lineare, pulito, frutta matura tipica del vitigno e venatura minerale, su note di zenzero candito. Non mancano gli agrumi e un ricordo di vaniglia, molto delicato. Molto più netto lo “spirito” del vulcano, sulla polvere da sparo.

Il sorso è elegante, verticale, sapido e preciso, pur senza rinunciare a una certa “materia” e “polposità”, nella componente fruttata. Chiusura altrettanto precisa ed equilibrata. Vino che non primeggia in complessità, ma che può dare immense soddisfazioni a tavola e nell’ulteriore affinamento in bottiglia: il tempo non potrà che fargli bene.

Juhfark 2011, Royal Somló Vineyards (Prolingo Bt): 92/100
Bel giallo dorato, luminoso. Naso fresco e iodico, con componente frutatta perfettamente matura. Venatura mentolata e talcata, netta. Vino che ha bisogno di tempo per aprirsi, su note che virano anche su una speziatura delicata (pepe bianco, cumino). Non manca una componente vegetale, sulla verbena e l’alloro, ma anche sulla radice di liquirizia.

Netto il ricordo della cera d’api, che sarà poi presente nel retro olfattivo. In bocca svela una freschezza dirompente, riequilibrata da note mielose e di frutta matura. Componente “dura” costituita anche da una salinità ben scandita, che marca il territorio di appartenenza del nettare. In chiusura riecco la nota mielata. Quasi 10 anni e non sentirli: bingo.

Juhfark bio 2016, Dobosi (13,5%): 89/100
Bel giallo paglierino, riflessi dorati. Al naso camomilla, scorza d’agrumi, pesca bianca molto matura. Il tutto ammantato da un bella vena iodica (molto diversa da quella di Somlo). Ingresso verticale e sapido, strepitosamente affilato, col sorso che piano piano si allarga sulla frutta matura, pur conservando la vena salina. Chiusura sull’agrume, piacevole, lunga. Bel vino con una sua linearità, ancora più che mai in piedi e in grado di regalare emozioni. 90/100

24) Juhfark bio 2017, Dobosi (13,5%): 90/100
Bel giallo paglierino carico, riflessi dorati. Naso più timido del precedente, ma molto elegante e preciso. Frutta matura più in vista del precedente, più matura. Siamo sulla pesca, netta. Non manca l’agrume, in scorza, oltre a una punta di spezia bianca, leggerissima. In bocca la frutta si trova a battersi con sale, l’agrume amaro e una percezione dell’alcol non perfettamente integrata. Bella freschezza. Vino certamente non seduto, un puledro da allungo. 91/100

25) Juhfark bio 2018, Dobosi (14%): 88/100
Giallo dorato luminoso. Bel frutto maturo, pieno, molto preciso, che tende al sovramaturo. Palato pieno, rotondo, ravvivato da una bella freschezza. Accenno di tostatura al naso, di frutta secca, che poi si troverà anche al palato. Vino che rispetto agli altri ha una marcia in meno, in termini di allungo, pienezza e, forse, capacità di raccontarsi nel tempo, in futuro.

26) Juhfark bio 2019, Dobosi (13,5%): 89/100 (anteprima / preview)
Il giovanotto. Giallo paglierino non particolarmente carico, ma limpido e luminoso. Frutta perfettamente matura, pesca, albicocca, fiori freschi, nota talcata. Sorso tutto giocato sul frutto e sulla freschezza, che si scapigliano a vicenda, ricordando a tutti quanto bene farebbe aspettare ancora un po’ per godersi il nettare. Invitante la chiusura, ancora una volta sulla buccia agrume e su un accenno di spezia bianca, oltre all’accenno salino. Aspettami che arrivo.

*photo credits dei paesaggi: Somlo Wine Shop, dove sono reperibili gran parte delle etichette degustate

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